mercoledì 26 ottobre 2011

I WANT TO BE A SOLDIER, di Christian Molina, 2011

Alex ha otto anni e sogna la carriera da astronauta. Ma quando sua madre rimane incinta di due gemelline i suoi cominciano a trascurarlo per riversare tutta la loro attenzione sulle nuove arrivate. Il ragazzino, lasciato solo davanti alla tv in preda ad immagini violente, sviluppa un’ossessione per la guerra e per la violenza, diventando un bullo violento e sociopatico.


Premiato al festival di Roma dello scorso anno dal “Premio Marc'Aurelio Alice nella città sotto i 12 anni”, il film di Christian Molina, produzione spagnola ma con la partecipazione dell’ex soubrette Valeria Marini nei panni sia di produttrice che di attrice, ci ha messo un’anno ad uscire nelle sale. Lodevoli gli intenti: parlare di come i soggetti deputati all’educazione dei fanciulli, laddove deboli, siano rimpiazzati dai media, in primis quello televisivo, con effetti devastanti sulla salute mentale del bambino. Lo svolgimento purtroppo però non è all’altezza dell’idea, a causa di una sceneggiatura che, nonostante le quattro mani impegnate a scriverla, mette troppa brace nel calderone e finisce per annegare lo spunto in un mare di luoghi comuni superficiali.

L’escalation violenta di un dolce ed educato ragazzino a bullo violento e reazionario è inoltre gestita male, con troppe ellissi e passaggi a vuoto. Tra televisione violenta, videogiochi splatter, genitori assenti e scuola inefficace stupisce che internet manca all’appello dei luoghi comuni sulla "diseducazione" infantile. Cadendo nel predichino sterile del film a tesi, I want to be a soldier banalizza un tema – quello della violenza veicolata dai media – che non ammette leggerezze. Eppure almeno un paio di sequenze realmente audaci e disturbanti lasciano immaginare che con un po’ più di coraggio e voglia di rischiare a quest’ora staremmo parlando di un altro film. Non bastano purtroppo la bella prova del piccolo Fergus Riodan e la grottesca comparsata di Robert “Freddy Krueger” Englund nei panni di un bizzarro preside-psicoanalista – da vedere la sua “terapia d’urto”, indubbiamente la cosa migliore del film – per risollevare il film dal dimenticatoio a cui è ineluttabilmente destinato.

4/10


recensione pubblicata su www.filmedvd.it

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