lunedì 8 febbraio 2010

PARANORMAL ACTIVITY ( di Oren Peli, 2007 )

un po' di curiosità e pochi spaventi per il caso horror della stagione
Un appartamento, 15000 dollari, una videocamera ad alta definizione, due attori e una manciata di trucchi casarecci: questi i pochi ingredienti della formula di successo di Paranormal activity. Successo probabilmente nemmeno lontantamente preventivato dal giovane, che, entrato nelle grazie di nientemeno che Steven Spielberg, è diventato milionario con quello che è probabilmente il rapporto investimento-guadagno più alto della storia del cinema.

La tecnica registica – se di tecnica si può parlare -, è la stessa di Cloverfield: realismo assoluto, la macchina da presa del neoregista Oren Peli è la videocamera della quale il protagonista maschile si serve per riprendere gli strani fenomeni che turbano le notti di una coppia come tante, fresca fresca di convivenza. La videocamera, appoggiata sulla mensola davanti al letto, riprende i Poltergeist che i due malcapitati possono vedere a posteriori, in un duplice gioco di sguardi che si intersecano – lo spettatore guarda la giovane coppia che a sua volta si guarda nel filmato sul monitor di un pc, filmato che però lo spettatore ha visto prima di loro -. Una sorta di Grande Fratello horror, che cerca di stuzzicare il voyeurismo dello spettatore ancora prima dell’identificazione vera e propria.
Ma al di là del gioco di specchi metafilmico buono per decine di trattati di semiotica e della curiosità nel vedere come “ si può fare un film con 15000 dollari” che sono poco più di 10000 euro, cosa rimane? Non molto. Il sottogenere alla Cloverfield o Blair Witch project non è più una novità, la tensione regge per un oretta scarsa e c’è anche almeno un momento di vera paura, ma di li in poi, quanto più ci si approssima alla fine degli 87 minuti di pellicola tanto più il motivo di curiosità maggiore del film diventa il suo stesso punto di debolezza. Non tanto la mancanza di un budget, quanto la mancanza di idee che non siano derivative e pescate dai vari topoi del genere. O forse è semplicemente che nel 2010 siamo ormai troppo smaliziati per poter credere veramente ad un film del genere.

Rimane comunque indubbio che il film di Peli sia più interessante di decine di suo fratelli maggiori costati cento volte tanto, anche se la paura sta da un’altra parte, checcè ne dicano i vari claims iperbolici con cui il film è stato lanciato.
La curiosità ha portato milioni di persone al ma si spera che le centinaia di potenziali cloni, imitazioni e remake tengano conto che finita quella, resta ben poco da sfruttare.

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