lunedì 11 gennaio 2010

IL MONDO DEI REPLICANTI, - THE SURROGATES

Uno spunto interessante ma sviluppi fin troppo ordinari per questo aggiornamento moderno degli “ultracorpi” di Siegel.

Un film di Jonathan Mostow con James Francis Ginty, Michael O'Toole, Bruce Willis, Rosamund Pike

Qualche decennio fa la minaccia arrivava da un altro pianeta: al tempo del capolavoro fantascientifico “ l’invazione degli ultracorpi” si ipotizzava che una razza aliena non ben identificata cercasse di conquistare il nostro mondo sostituendosi subdolamente a noi e al nostro modo di vivere fatto di emozioni sentimenti e imperfezioni. Il film di Don Siegel produceva una serie infinita di remake e figliastri, più o meno dichiarati e più o meno legittimi, dei quali il film di Johnathan Mostow rappresenta senza dubbio il più moderno degli aggiornamenti: ora la minaccia non viene più da fuori ma da noi stessi, è la stessa razza umana che si auto-annienta sostituendo a se’ stessa una replica tanto perfetta quanto vuota, senza più emozioni e sentimenti.
il film è ambientato in un futuro prossimo non ben precisato in cui è ormai consuetudine utilizzare un doppio di se’ stessi perfezionato secondo le proprie preferenze e gusti estetici che vive la vita al nostro posto, mentre lo si controlla comodamente seduti a casa su una sorta di postazione di realtà virtuale. Un mondo senza più crimini o vittime – almeno in carne ed ossa -, in cui però qualcosa smette di funzionare come dovrebbe quando si scopre che esiste un’arma in grado di uccidere un uomo tramite il proprio surrogato. Bruce Willis indaga... .

The Surrogates non è Minority Report – tra i film distopici più interessanti dell’ultimo decennio – e purtroppo Mostow non è Splielberg, ma le premesse sono simili: siamo sempre in un modo in cui le tecnologie sempre più evolute ci rendono tutti più sicuri ma al caro prezzo di uccidere la nostra vera identità e la nostra libertà. Gli spunti di interesse del film sono collegati all’attualità: già adesso è possibile avere un identità virtuale con la quale possiamo spacciarsi per quello che non siamo ma che vorremmo essere: quello proposto dal film di Mostow non è che un’inquietante sviluppo estremo di tale tendenza: una “vita” ormai solo più virtuale esasperata dalla continua ricerca di ideali edonistici e narcisistici di perfezione assoluta. Il film procede ricco di ottimi spunti non sfruttati con la giusta profondità, alla quale è preferito un andamento da ordinario action/thriller di budget medio/basso. Comunque per chi si accontenta c’è un inquietante Bruce Willis in versione manichino da vetrina – che per fortuna dura poco, che sollievo quando gli subentra il pur dimesso e trasandato originale -, e qualche bello spunto drammatico che aiuta a immaginare quello che il film poteva essere con qualche sforzo in più. Titolazione italiana come sempre ridondante e non all’altezza.

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