domenica 1 marzo 2009

DUMA KEY di Stephen King






Edgar Freemantle è un imprenditore edile che dopo un gravissimo incidente in cui rimane schicciato da una gru perde un braccio e si salva per miracolo. I suoi sbalzi di umore continui causati dai postumi dell'incidente inacidiscono i rapporti con la moglie che dopo pochi mesi dall'incidente gli chiede il divorzio. L'uomo decide quindi di trasferirsi in un isoletta della FLorida chiamata Duma Key in un'abitazione, "Big Pink", feconda di influssi sovrannaturali. Li Edgar scopre di avere un immenso talento nella pittura e inizia a dipingere un capolavoro dopo l'altro, ma scoprirà ben presto, e a sue spese, che la sua capacità di dipingere viene da qualcosa di più di una semplice ispirazione artistica...

Che il maestro del brvido fosse ultimamente un po' appannato risulta ormai una banalità. Nessuno si aspetterebbe ancora capolavori al livello dei bellissimi "It", "le notti di Salem" o "Desperation", solo per citare alcuni degli indiscussi gioiellini del brivido lettarario da lui prodotti. Che King sia altrettanto sopravvalutato come autore di classici è altrettanto noto, come tutti sanno che i suoi romanzi dai quali sono stati tradotti sullo schermi i film più famosi ( Carrie, Shining, Il miglio verde..), non sono certo capolavori. Ma è inutile girarci attorno, fin dai soggetti i suoi ultimi lavori erano quando più di "letteratura da supermarket" il Nostro avesse prodotto nella sua carriera.
"Duma Key" è invece un ritorno interessante: vuoi per il soggetto con elementi vagamente auotobiografici, vuoi per il tema meta-artistico, che riflette metaforicamente sul potere dell'arte, ma soprattutto per la creazione di due personaggi, quello di Edgar e quello del suo amico WIreman, verametne splendidi e descritti con grande partecipazione. I rapporti tra i personaggi, come quello tra Edgar e la figlia ILse, sono sicuramente le cose migliori di questo romanzo a tratti toccante e pregno di sentimento, di storie di devozione e umana lealtà. Troppo, decisamente troppo lungo l'incipit, responsabile di una partenza lenta e noiosa. Altrettanto poco riuscito il finale, che conclude in un baraccone poco credibile una serie di suggetioni veramente ben riuscite con qualche vetta di immaginazione.
Comunque un romanzo molto buono, a tratti emozionante e con personaggi bellissimi, che avrebbe potuto essere eccellente con un finale un po' più asciutto.

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