martedì 24 febbraio 2009

VENERDI' 13

Friday the 13th, Usa, 2009 Marcus Nispel

Venerdì 13

Quasi trent'anni e dieci capitoli dopo, c’è qualcuno che pensa che il mitico Jason Voorhes abbia ancora qualcosa da dire. Si tratta di Marcus Nispel, “colpevole” anche del remake di un altro classico intramontabile del cinema di paura, “Non aprite quella porta”. Se “Jason X”, esaurite le idee, portava il maniaco mascherato nello spazio, qui si ritorna alle origini in quello che si avvicina molto ad un remake del primo capitolo della saga diretto da Sean S. Cunningham, anche se non mancano le differenze: la più palese è l’identità del killer, che nel film del 1980 era impersonato dalla madre di Jason, che qui in una sorta di flashback che riprende il finale dell’originale viene subito fatta fuori.

C’è poco da dire: passano gli anni ma la formula rimane sempre la medesima, con il medesimo successo a quanto pare, visti e considerati i 40 milioni di incasso negli USA nel weekend d’esordio nelle sale. Il gruppo di fighetti/e di turno, ricchi, fumati, lussuriosi e capricciosi, in gita di piacere a Crystal Lake, sarà gradualmente decimato per la gioia di Jason e degli spettatori. L’unico elemento di minima originalità è l’accenno di caratterizzazione psicologica del mostro, che rimane comunque sempre un accenno, diversamente da quanto fatto da Rob Zombie nel suo ultimo “Halloween”.

Tuttavia, se non altro “Venerdì 13” ha dalla sua un buon ritmo e un certo macabro senso dello humor nelle “coreografie mortuarie”, che sono l’unico motivo di interesse della serie. Non ci si chiede più né “Chi sarà il prossimo a morire?”, né tantomeno “Chi sopravviverà?”, vista la totale prevedibilità del plot e gli insensati comportamenti delle “vittime”, che si trovano comunque di fronte un avversario capace di essere ovunque in qualsiasi momento. Ma più che altro “Come e quando morirà il prossimo?”. Ed è in questo senso che il film riesce ogni tanto a stupire e a divertire, anticipando sempre la fantasia dello spettatore con gli usi più imprevedibili e improvvisi di utensili e armi bianche. Senza confronti con l’originale, il nuovo “Venerdì 13” non annoia e garantisce agli aficionados del genere la prevedibile dose di omaggi e ammiccamenti. Gli appassionati di horror hanno almeno una scena cult a disposizione: la mitica maschera da portiere di hockey che Jason mette sul suo volto sfigurato, la nascita di una vera icona dell'immaginario orrorifico. Tanto basta, viste le quasi nulle pretese, ad essere soddisfatti. Da guardare possibilmente sgranocchiando pop corn e sorseggiando una bibita.

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